Il fattore umano nella robotica di servizio: ne parliamo con Simi Wang di Keenon robotics e Luca Talevi di Holosafe

Robin Williamson ha intervistato Simi Wang – direttore di Global Sales a Keenon Robotics -, e Luca Talevi – CTO di Vibre -, per il nostro Special Focus su Emergency Robots.

Qui l’intervista e una sintesti dei loro interventi.

Robin Williamson (Scuola di Robotica). Sono molto felice di poter dialogare con Simi Wang della Keenon Robotics di Shanghai e Luca Talevi di Holosafe. Potreste presentare la vostra azienda?

SIMI WANG
Siamo una società di robotica con sede a Shanghai, fondata dieci anni fa. Nella pandemia di COVID abbiamo potuto fornire robot che aiutano gli esseri umani, soprattutto con i nostri robot di disinfezione che stiamo commercializzando in tutta l’Asia. Uno dei nostri robot sta ora lavorando all’aeroporto di Malpensa. I nostri robot stanno mantenendo le aree comuni più sicure per il pubblico.

LUCA TALEVI
Sono qui per Holosafe, ma avete menzionato Vibre, il che mi porta a un punto importante. Vibre progetta e commercializza interfacce neurali per le aziende, e qui non ci troviamo di fronte a un problema tecnologico, ma di implementazione e di accettazione. Uno dei maggiori problemi nell’offrire robot per assistere gli esseri – nelle pandemie e in genere – è il livello di accettazione da parte del pubblico. I dipendenti di Holosafe sono architetti, ingegneri, psicologi, antropologi, epidemiologi che insieme progettano processi e protocolli per accompagnare, supportare e ottimizzare l’uso della tecnologia. E dei robot.
Nella pandemia di COVID è diventato chiaro che non solo la tecnologia era importante, ma anche il fattore umano nell’accettarla: il lavoro intelligente e a distanza richiedeva piattaforme e software per essere reso possibile.
Le tecnologie Nuerotech sono utilizzate in molti campi. Certamente è più facile che siano accettate da persone che operano già in campo tecnologico. Per esempio, stiamo lavorando con lo sport, con i team di corse che cercano alte prestazioni, ed è più facile per loro accettare le neurotecnologie perché sono spinti dal desaidero di vincere, e dal timore di perdere. Per noi, il vero punto è che le persone devono sentirsi meglio, in qualsiasi attività essi stiano lavorando, e in questo neurotech è di supporto. Naturalmente, anche le prestazioni stanno migliorando, ma è un co-fattore del fatto che le persone si sentono meglio.

SIMI WANG. Forse, il problema più comune nella diffusione della robotica in Cina è la preoccupazione delle persone per la perdita di posti di lavoro causato dai robot. Ma la nostra idea non è quella di sostituire gli esseri umani con i robot, ma di offrire strumenti intelligenti agli operatori. A titolo di esempio, il robot aspirapolvere all’inizio era guardato con timore, sospetto, e ora sono molto diffusi. I robot stanno sostituendo la parte più noiosa del lavoro degli umani, lasciando alle persone alcune attività più creative. I nostri “camerieri” robot consegnano piatti nei ristorati in Cina e Corea, sono puntuali e obbediscono agli ordini, mentre i camerieri umani stanno in piedi nella zona a contatto diretto con il pubblico  e parlano con i clienti. Dopo aver installato i nostri robot nei ristoranti, abbiamo scoperto che i dipendenti erano più felici, lavoravano meglio, e questo ha attirato più clienti. I ristoranti non hanno licebziato nessuno, anzi, hanno assunto più persone.

Ma ci vuole tempo perché i robot siano accettati senza riserve, le nuove idee richiedono tempo per essere accolte e implementate.

Dal punto di vista della sicurezza e della protezione, i nostri robot sono ridondanti di sensori di attuatori, quindi se uno si rompe, ci sono altre parti che possono svolgere lo stesso compito. I nostri robot devono avere un controllo di navigazione molto ben progettato, perché devono navigare in luoghi molto antropizzati, muoversi, nei ristoranti, in mezzo agli esseri umani che sono anche in movimento. Questa è una delle parti più importanti dei nostri robot. In passato il problema è venuto fuori quando i robot erano meno sviluppati, e si rompevano spesso, o occorrevano continui interventi di manodopera per farli funzionare. Il nostro principio oggi è che non ci si deve occupare dei robot, i robot devono svolgere la loro missione in modo autonomo.
Per quanto riguarda i problemi di roboetica, i nostri robot non ne presentano, perché non raccolgono dati dei clienti. Il ristorante conserva i dati su quanti pasti serviti dai robot e quali e quando, ma hanno tutti interesse a mantenere riservati i dati. Pensiamo che sia il modo in cui dispieghiamo i robot che può avere un effetto speciale, positivo o meno. I robot sono macchine, sono strumenti molto sofisticati, ma sempre strumenti, e non dobbiamo competere con loro, li abbiamo creati per aiutarci.

C’è un’interessante applicazione di un nostro robot, in una caffetteria in Corea. Hanno importato una collaborazione tra due robot, il robot con la macchina del caffè robotizzata, e il loro cameriere che porta il caffè, così quando viene ordinato il caffè il cameriere robot va direttamente a prenderlo, pronto, perché la macchina robot l’ha già fatto. Cooperazione robotica..

LUCA TALEVI. Recentemente abbiamo collaborato con una grande distribuzione di articoli di elettronica, che volevano avere un gruppo di robot nel loro negozio, tutto il giorno: 20 robot in un unico negozio. Gli abbiamo consigliato di cambiare in qualche modo il loro piano (tutti questi robot avrebbero potuto spaventare, o disturbare, i loro clienti) e dispigere un numero minore di robot che fossero solo vicino all’ingresso, che facessero il loro lavoro e che di tanto in tanto si spostassero nel negozio. È un caso interessante perché questo proprietario non sapeva come far accettare questa tecnologia.

Anche dal punto di vista della roboetica non abbiamo nessun problema particolare. Ma vorrei sottolineare che nella nostra filosofia i robot devono apparire così come sono, macchina, svolgendo la loro missione – questo deve essere chiaro a tutti.

SIMI WANG, 23 anni, direttore delle vendite di Keenon Robotics. È stata intervistata da CNN, The Spoon, Mena Tech, Condé Nast, The robot reports. È un’influencer in AI, robotica, tecnologia e business. Recentemente lavora con i distributori di Keeon in USA, Regno Unito, Francia, Spagna, Ungheria, Canada, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giappone, Corea, Singapore per portare soluzioni  di disinfezione in remoto e aiutare le persone ad adattarsi all’impiego di robot e nuove tecnologie.

LUCA TALEVI, neuroingegnere, profondamente appassionato di Intelligenza e di Empatia uomo-macchina. Ha ottenuto la sua prima pubblicazione sulle Interfacce Cervello-Computer (BCI) a 22 anni, ancora studente, e da allora è stato attivamente coinvolto nella ricerca della BCI basata sull’intelligenza artificiale sia invasiva che non invasiva. In qualità di CTO di Vibre, si è impegnato a fondo per semplificare le neurotecnologie in un modo che possano essere facilmente accettate e utili sia per le aziende sia per il pubblico in generale, imparando una lezione importante: la semplicità e la comunicazione empatica hanno successo laddove lo sforzo tecnologico non è all’altezza. Questa lezione è apparsa ancora più importante durante l’epidemia di COVID-19, quando è diventato evidente che la non accettazione delle tecnologie e dei metodi antiepidemici è importante quanto le caratteristiche del virus stesso. Partendo dalla sua esperienza in Vibre, Luca ha deciso di avviare l’iniziativa HoloSafe con Raffaele Salvemini, CEO di Vibre, e altri partner per aiutare le aziende nell’adozione e nell’accettazione di sistemi ad alta tecnologia in grado di migliorare la sicurezza sul lavoro.

 

 

 

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