La tecnologia può frenare l’inquinamento da plastica?

Gli ultimi cinquant’anni hanno portato con sé l’evoluzione tecnologica, progressi scientifici, l’avanzamento nella medicina, tantissime invenzioni e …la plastica. In soli cinque decenni la plastica è stata prima realizzata poi prodotta in grandissima quantità e utilizzata in ogni settore, tanto da far definire questo periodo “Era della Plastica”. Questa invenzione ha portato all’uomo moltissimi benefici. Le conseguenze negative sono state provocate dalla sovrabbondanza e la cattiva gestione. Insomma abbiamo inventato e prodotto un materiale dalle mille qualità che poi non abbiamo saputo gestire.

La Plastica e le sue conseguenze

La plastica ha rivoluzionato la vita dell’uomo migliorandola. Ha permesso l’evoluzione della medicina, ha reso possibile i viaggi nello spazio, ha consentito di produrre qualsiasi tipo di oggetto a prezzi contenuti e ha permesso di costruire macchine e arei più leggeri riducendo i consumi di carburante[1]. L’invenzione di un materiale polifunzionale e a basso costo, fin da subito, è sembrata una soluzione a molti problemi, tanto da incrementarne la produzione in modo esponenziale. Non erano state, però, considerate le conseguenze negative che la plastica avrebbe potuto apportare all’ambiente. Oggi questa stessa magnifica invenzione sta inquinando tutto il mare del mondo. L’immondizia che galleggia e naviga per il 71%della superficie terrestre – percentuale che rappresenta l’acqua sulla terra – è costituita da plastica per il 96-98%.  Questo significa che la coltre d’immondizia che sta invadendo l’intero pianeta, dal mare ai monti, dai fiumi agli angoli più remoti della terra, è quasi per la totalità di materiale plastico che ha origine antropica.

Consumo di plastica

Dagli anni ‘Sessanta a oggi la produzione di plastica nel mondo è aumentata di ben venti volte. Negli ultimi 50 anni è passata da 15 milioni di tonnellate nel 1964, a 311 milioni di tonnellate nel 2014 e 407 milioni di tonnellate nel 2015. Le previsioni scientifiche[2] sostengono che la quantità prodotta raddoppierà nuovamente nei prossimi 20 anni e quadruplicherà entro il 2050.

Oggi la nostra dipendenza dalla plastica non è cessata, anzi aumenta. Siamo abituati a vedere qualsiasi tipo di alimento conservato nella plastica. Addirittura il mandarino già sbucciato e infilato all’interno di uno stretto contenitore plastico quasi non fa nemmeno più effetto, ma sta diventando un comune prodotto.  Senza nemmeno accorgercene siamo sempre più orientati all’utilizzo di prodotti e confezioni 100 per cento di plastica usa e getta. Quasi il 40 per cento dei 407 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno, è monouso[3]. Il tempo di utilizzo di questi oggetti è in media di quindici minuti, mentre la durata della loro degradazione e quindi l’impatto negativo che hanno sull’ambiente, è quasi eterno. Questo materiale, infatti, ha la proprietà di essere “immortale”. I processi di degradazione fisica agiscono con incredibile lentezza sui polimeri sintetici: [4] non si dissolvono, non svaniscono, ma si accumulano nell’ambiente diventando una minaccia per l’ecosistema e i suoi abitanti.  L’aumento della produzione di plastica, insomma, ha superato la capacità dell’uomo di gestire i rifiuti e a farne le spese è stato l’ambiente.

La tecnologia e l’inquinamento da plastica

La domanda sorge spontanea: come possiamo frenare l’avanzamento dell’inquinamento da plastica? Durante alcuni corsi che hanno come centro del dibattito proprio l’inquinamento da plastica abbiamo chiesto al pubblico di adulti e bambini se per proteggere l’ambiente sia meglio applicare una condotta sostenibile o affidarci alle tecnologie. Le risposte sono sempre diverse e… tutte corrette. Non ce n’è una giusta e una sbagliata: sono vere entrambe. O meglio, l’una e l’altra vanno integrate.

I mezzi tecnologici, robot e supporti digitali sono strumenti al servizio dell’ambiente. Ci mettono in contatto con la natura, ci permettono scoprire, monitorare e curare l’ambiente insegnandoci ad amarlo, (come abbiamo visto nell’articolo Tecnologie al servizio dell’ambiente). Non aspettiamoci, però, di trovare un robot, o una qualsiasi tecnologia in grado di ripulire il mare dalla plastica, i torrenti dalla spazzatura e i nostri boschi e/o prati da qualsiasi tipo di rifiuto. La differenza possiamo farla solo noi. Le macchine possono aiutarci, ma non possono sostituire al nostro operato. La nostra condotta e la giusta gestione della plastica può frenare l’avanzamento dell’inquinamento.

Spesso nei corsi di tutela per l’ambiente che svolgiamo, suggeriamo ai bambin* la strategia delle 5 R, ovvero cinque semplici azioni, che se applicate da ognuno di noi con costanza, possono cambiare il futuro del pianeta.

Queste 5R sono:

Riduci: il consumo di plastica

Ricicla: Fai la raccolta differenziata e ricicla i materiali

Riutilizza: dai una seconda vita alle cose e utilizza lo stesso oggetto in maniera diversa

Raccogli: porta con te sempre un paio di guanti e raccogli la plastica che trovi dispersa per l’ambiente

Racconta: spiega ai tuoi amici e parenti il contributo che fai per salvare l’ambiente dalla plastica.

Se oggi ognuno di noi fa la propria parte, un domani non così lontano, potremmo vedere i risultati. Mettiamoci all’opera, mettiamo in pratica le 5R e sfruttiamo le potenzialità delle nostre tecnologie, l’ambiente ci ringrazierà.

 

 

Bibliografia

[1] Laura Paker – Un mare di Plastica – Plastica – Magazine National Geographic Italia (giugno 2018).

[2] Ellen MacArthur Foundation – The new plastics economy rethinking the future of plastics, (2016).

[3] Laura Paker – Un mare di Plastica – Plastica – Magazine National Geographic Italia (giugno 2018).

[4] S. Aliani, G. Suaria – Alcuni approfondimenti sulla plastica in ambiente marino – (2017).

 

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