Avevo 16 anni quasi diciassette. Era un’estate senza olimpiadi o mondiali e come ogni estate passavo il tempo al mare fino alla noia, leggendo fumetti che non interessavano a molti, riviste di videogiochi e di cinema. Unica concessione non legata al mondo nerd, la pagina del calciomercato della gazzetta, due pagine lenzuolo con le varie squadre di serie A e una mezza paginetta per quelle di serie B, dove ovviamente ai tempi stava il mio Genoa. Quell’estate senza quindi grossi scossoni dovuti allo sport, mi appassionai a un piccolo robot. Il 4 Luglio, una data carica di significato per gli Stati Uniti, del 1997 fu una data che rimase impressa nella mia memoria. Fu il giorno in cui uno strumento costruito dall’uomo tornava a posarsi su un pianeta che non fosse la terra. Fu il giorno in cui Pathfinder (che conteneva) Soutjourner si posarono su Marte. Ricordo ancora l’emozione. Di certo non posso paragonarmi a chi ha visto in diretta l’allunnaggio, la frontiera dello spazio conquistata dai sogni di Kennedy, ma sicuramente quel giorno per me vale come il Luglio del 69.

Marte è la mia Luna.

Marte, non era la prima volta che l’essere umano riuscisse a far “ammartare” un robot sul pianeta rosso. Ma era la prima volta ai tempi di internet e delle tv a colori. Era la prima volta in cui tutto il mondo poteva seguire a colori quello che stava accadendo. In questa serie di racconti, vi porterò con me alla scoperta dei robot marziani costruiti a partire dal Lander Viking 1 o alla celebrazione delle nuove missioni marziane della NASA e non solo, che sono riprese e che vedranno i loro risultati dalla seconda metà di febbraio 2021 in poi.

Marte, è inutile nasconderlo, ha un fascino notevole.  Per un semplice errore di traduzione i primi documenti scritti da Schiapparelli furono mal interpretati, facendo diventare le sue osservazioni sulla morfologia di possibili canali formati per una possibile presenza di acqua, nel credere che quei canali fossero artificiali, creati da una civiltà marziana. Ma a parte la fantascienza e i racconti che si accumulano su Marte e i marziani, non possiamo che subirne il fascino per la relativa distanza che ci separa, per una certa somiglianza con la terra e perché in fondo lo vediamo anche a occhio nudo e quando si avvicina alla terra è un fantastico punto di riferimento nel cielo.

Marte dunque è stato luogo visitato dalle sonde, dai Lander e dai rover che l’umanità ha mandato dagli anni settanta in poi.

Se scartiamo le poche foto relative a missioni russe e americane fallite clamorosamente le prime foto che ci sono arrivate in maniera nitida da un oggetto posato su Marte sono quelle del Lander della sonda Viking. Il lander è un dispositivo esagonale più o meno grande un metro per mezzo metro che si è posato sulla superficie marziana il 20 luglio del 1976.

Ma cosa c’era a bordo di quel lander? Lo possiamo considerare un robot?

Il lander era un dispositivo che dopo essersi posato sulla superficie non si è mai più mosso, per cui per noi è difficile considerare un vero robot; sarà più facile, pensando ai cosiddetti ROVER che sono per noi robot a tutti gli effetti.

 

Ma cosa faceva il LANDER del Viking?

Dato che vi trovare sul sito di Scuola di Robotica probabilmente sarete interessati a capire quale fosse la peculiarità robotica del Lander del Viking. Intanto il Viking era composto da più componenti, e una appunto era il lander, l’oggetto, lo strumento, per capirci, che è “atterrato” su Marte. Una delle caratteristiche che si nota è il braccio robotico. Ed è su questo che voglio iniziare con voi questa avventura robotica su Marte.

Il braccio poteva allungarsi a avendo una sorta di pinza poteva prelevare delle parti di sabbia marziana. Fu il primo robot a prelevare sabbia marziana per analizzarla. E ad oggi ritroveremo questa caratteristica solo nelle missioni più recenti che stanno per ammartare nel 2021 (sto scrivendo l’articolo nella prima settimana di Febbraio 2021!). Per cui anche se siamo negli anni ’70 i ricercatori della NASA sognavano in grande e provavano il “colpo grosso” cercare acqua su Marte e presenza di vita passata o presente. Quel sognare in grande poi subirà un lungo stop che solo grazie ai poco costosi robot degli anni 90 (quello di cui vi raccontavo a inizio articolo) riprenderà lentamente fino ad arrivare ad oggi. Il braccio poteva girare su stesso.

 

 

Osservate bene il video allegato di Tom Dahl , apparentemente noioso, ma da cui potrete scoprire particolari unici, difficili da recuperare nei documenti ufficiali della NASA stessa e che Dahl ha ricavato con la collaborazione diretta degli ingegneri che parteciparono al progetto e potendo visionare i prototipi dei lander nei diversi musei americani che ospitano pezzi o mock up del lander. Il braccio quindi poteva girare e poi posarsi con un’altra rotazione (per noi robotici un altro grado di libertà) per raggiungere il terreno. Appoggiando la “pinza” che iniziava a scalfire il terreno per raccoglierne dei pezzi da portare poi una volta che il braccio fosse sollevato su un cilindro che era un vero e proprio laboratorio di geologia e chimica.

Sulla “pinza”, che in inglese chiamano collector head, potete trovare un sensore di temperatura e un magnete per fare una analisi al volo della temperatura della superficie e delle proprie magnetiche del terreno stesso. Tutti questi dati venivano inviati al Viking gemello in orbita (il cosiddetto Orbiter) che li spediva alla terra.

Se siete appassionati vi propongo questi oltre al video di Tom Dahl anche questo video con le immagini in presa diretta.

La storia dunque delle avventure robotiche su Marte inizia con il Viking 1. I risultati furono sicuramente interessanti anche se non utili a dimostrare la presenza passata di acqua o di vita.

Per dimostrare che l’acqua in passato su Marte scorreva dovremo aspettare due missioni che iniziarono a regalarci questa piccola certezza, dovremo parlare di Yogi, un sasso e di “mirtilli” (non immaginatevi pero di incontrare orsi frutti di bosco su Marte!). Ma questi saranno gli argomenti degli articoli delle prossime settimane.

 

Risorse esterne:

Sito attuale delle Missioni Viking: https://mars.nasa.gov/mars-exploration/missions/viking-1-2/

Sito “vecchio” della missione Viking https://nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/viking.html

Gli esperimenti del Lander Viking 1: https://nssdc.gsfc.nasa.gov/nmc/spacecraft/displayExperiment.action?spacecraftId=1975-075C

 

 

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